Non è stato un fine settimana facile, anzi, probabilmente uno dei più complicati da inizio stagione. Purtroppo, partire indietro in questa MotoGP ti complica subito tutto: se non sei davanti, sei costretto ad inseguire, a fare il doppio della fatica per ottenere la metà del risultato. Eppure, ci sono anche cose positive da portarsi a casa da questa gara.
La seconda metà mi ha dato tanta carica. Giro dopo giro ho iniziato a sentirmi meglio, più a mio agio, più “in sintonia” con la moto. Ho iniziato a guidare come piace a me, a divertirmi, a spingere. Ho fatto bei sorpassi, belle staccate, ho recuperato… e quando succede così, anche se sei in lotta per posizioni che non ti soddisfano pienamente, ti scatta qualcosa dentro.
Peccato per quel giro in meno, perché stavo recuperando forte su Jack (Miller) e magari avrei potuto provarci. Magari il risultato non cambiava, ma un altro attacco l’avrei tirato fuori, sicuro. E sono quelle cose che ti rimangono in testa dopo la gara: non tanto il piazzamento, ma le sensazioni. E quelle, oggi, alla fine, sono tornate buone.
Certo, dobbiamo sistemare le cose a monte. Le qualifiche restano il nostro puinto debole. Con la gomma nuova la moto si muove tanto, è molto più nervosa, e io fatico a trovare il limite giusto. Vorrei spingere, ma non posso esagerare, altrimenti rischio di buttare via il giro. È un equilibrio difficile da trovare: spingere senza spingere troppo. In quella fase lì, la moto non è ancora “mia”, e questo si riflette anche sui primi giri di gara.
Stiamo lavorando per rendere la moto più stabile, più precisa. So che appena riusciremo a fare uno step lì, cambierà tutto. Perché quando riesco a trovare ritmo e confidenza posso giocarmela con i primi.
Adesso testa alla prossima. C’è da continuare a lavorare, a limare, ma questa seconda parte di gara me la porto a casa, perché mi ha ricordato quanto è bello lottare. E voglio tornarci subito.