Una pista che mi dà gusto vero. Dove mi sono tolto belle soddisfazioni e anche preso delle batoste niente male.
La chiamano la Catedral, l’Università della Moto… non solo perché qui si corre da cent’anni, ma perché ci sono dei punti in cui chiudi gli occhi, apri il gas e lasci andare. Senza capire troppo cosa sta succedendo (ed è meglio così).
Dopo Silverstone e le rimonte di Aragón e Mugello, sappiamo di essere competitivi. Di poterla giocare fino in fondo.
Ci mancava solo una buona qualifica. Partire almeno in seconda fila-
E finalmente ce la facciamo.
“Quand la zira, zira.”
Quando gira, gira — si dice così in Romagna.
Parto dalla P5, miglior qualifica dell’anno. Carico a molla per la Sprint.
Si parte: tengo la posizione, infilo un paio di bei sorpassi, mi piazzo dietro ai due Marquez. Il ritmo c’è, provo a stare con loro e difendere il podio.
Guido al massimo. Ogni tanto qualche imbarcata, vado al limite.
Podio. Di quelli belli. Di quelli che ti caricano a bomba per la domenica.
Nel warm-up il passo è buono. So che sarà dura perché sono tutti forti qui.
Parto e resto in quinta posizione. Poi attacco Alex Marquez: stacco al limite, lo passo. Davanti ho Pecco (Bagnaia). Lui ad Assen è sempre tosto. Difficile prenderlo, ma trovo un buco e mi ci infilo.
Sono carico, il ritmo è buono. Davanti c’è Marc. Lo punto.
Mi avvicino. In certi tratti riesco ad accorciare, in altri lui mi scappa.
Faccio un po’ l’elastico: provo a forzare, arrivo al limite.
Negli ultimi giri Marc inizia a spingere ancora — mi prende quei due decimi che non riesco più a ricucire.
Secondo posto.
Ma vale tantissimo.
Appena entro nel parco chiuso mi butto addosso ai ragazzi del team. Festeggiamo forte. Gare così ti fanno godere.
Perché per arrivare qua ci siamo fatti davvero un gran… lavoro. Tanto.
Momenti difficili, test, sviluppi, fiducia da ricostruire — ma adesso iniziamo a vedere i frutti.
Due settimane di stop adesso. Qualche giorno per smaltire l’adrenalina, poi si torna: box, palestra, dati, chilometri.
A testa bassa. Sempre avanti.