Sono lì, sul gradino del mio primo podio mondiale. Ancora non ci credo. Piove forte ma non sento nulla, solo una gioia incontenibile. Vedo tre bandiere tricolori, suona l’inno nazionale. Ha un suono particolare quando sei dall’altra parte del mondo. Certe emozioni non le puoi descrivere, le puoi solo vivere.
Che poteva esser il week end giusto l’avevo capito dalle qualifiche, dove all’ultimo giro per poco non riesco a strappare la pole position. Parto quarto in griglia, miglior piazzamento di stagione. Poi la gara accorciata e ritardata. La tensione si fa sentire. Semaforo rosso, parto abbastanza bene, mi trovo in mezzo ad un gruppone e cerco di evitare contatti. Non ha senso rischiare troppo, le condizioni sono davvero toste e basta un niente per trovarsi per terra. Il gruppo si sgrana, punto Bastianini e lo passo. Poi ho Canet davanti, vedo che riesco a raggiungerlo e riesco a passare anche lui. Il tabellone indica P3. Resto concentrato, ho un buon ritmo e posso raggiungere Antonelli , ma ho anche Suzuki che mi tallona. Ultimi giri, accorcio da Antonelli e allungo dal quarto, il podio è vicino, forse anche il secondo posto. All’ultimo giro inizia a piovere fortissimo, si vede poco. Forse la caduta di Misano mi è servita, mi ha insegnato come moderare i rischi e capire bene quale è il limite. E forse sono già vicino al limite, non ha senso oltrepassarlo.
Bandiera a scacchi, sono terzo, sul podio. Non riesco a tenermi, saluto tutti, la gioia mi esce fuori la casco, non vedo l’ora di arrivare al parco chiuso e buttarmi sui ragazzi del team, che hanno fatto un lavoro spettacolare.
Come un lavoro spettacolare lo fa la VR46 Academy che mi da la possibilità di allenarmi e crescere di giorno in giorno e la mia famiglia che fa tantissimo per darmi queste occasioni.
Adesso la strada è in salita. Perché quando arrivi sul podio non vuoi più scendere, e salire sarà sempre più dura. Non vedo l’ora di arrivare in Australia, altro circuito nuovo ma dove darò ancora il massimo e anche qualcosa di più.