A fine gara ho detto che ero per il 60% dispiaciuto per la caduta e per il 40% contento per com’era andato il weekend.
Sapevo che dopo qualche ora, passato il “capanno” per la scivolata e a mente più lucida, avrei invertito le proporzioni.
E così è stato.
La caduta in gara, quando ero in seconda posizione, è stata una sbavatura con una grossa conseguenza. Non ero al limite, non stavo tirando troppo.
È stata una caduta diversa dal solito.
Ovviamente c’è stato un errore — se no non si cade — ma è stato sottile: ho frenato un po’ troppo dolce, non ho messo la moto in sovrasterzo.
Quella curva ha una piccola discesina in mezzo, e se non ci arrivi con il posteriore leggermente scarico, l’anteriore tende a chiudere.
Ecco, è esattamente quello che mi è successo.
Peccato, ero veloce e non mi aspettavo di essere così competitivo. Mi stava venendo tutto bene, quindi sì: mi dispiace, parecchio.
Il resto del weekend però è andato bene, molto bene.
Siamo stati veloci in tutte le condizioni — asciutto e bagnato — e per la prima volta abbiamo centrato la prima fila in qualifica.
La Sprint me la sono giocata fino all’ultimo giro.
Certo, forse mi sarei divertito di più se ci fosse stato un giro in meno!
È stata una gara tosta, bella…
Forse ho spinto un po’ troppo nella fase centrale, e negli ultimi giri ero davvero in difficoltà con la gomma posteriore.
Ho cominciato a perdere, e purtroppo Marc mi ha passato.
Quando mi hanno dato il distacco da lui, mi sono detto: “Spingi forte, perché tanto arriva”.
Ho fatto il mio miglior giro… ma più di così, sinceramente, non ne avevo.
Ora si torna subito in pista, già il prossimo weekend.
La voglia c’è, la carica anche. Si riparte.
Una pista che mi dà gusto vero. Dove mi sono tolto belle soddisfazioni e anche preso delle batoste niente male.
La chiamano la Catedral, l’Università della Moto… non solo perché qui si corre da cent’anni, ma perché ci sono dei punti in cui chiudi gli occhi, apri il gas e lasci andare. Senza capire troppo cosa sta succedendo (ed è meglio così).
Dopo Silverstone e le rimonte di Aragón e Mugello, sappiamo di essere competitivi. Di poterla giocare fino in fondo.
Ci mancava solo una buona qualifica. Partire almeno in seconda fila-
E finalmente ce la facciamo.
“Quand la zira, zira.”
Quando gira, gira — si dice così in Romagna.
Parto dalla P5, miglior qualifica dell’anno. Carico a molla per la Sprint.
Si parte: tengo la posizione, infilo un paio di bei sorpassi, mi piazzo dietro ai due Marquez. Il ritmo c’è, provo a stare con loro e difendere il podio.
Guido al massimo. Ogni tanto qualche imbarcata, vado al limite.
Podio. Di quelli belli. Di quelli che ti caricano a bomba per la domenica.
Nel warm-up il passo è buono. So che sarà dura perché sono tutti forti qui.
Parto e resto in quinta posizione. Poi attacco Alex Marquez: stacco al limite, lo passo. Davanti ho Pecco (Bagnaia). Lui ad Assen è sempre tosto. Difficile prenderlo, ma trovo un buco e mi ci infilo.
Sono carico, il ritmo è buono. Davanti c’è Marc. Lo punto.
Mi avvicino. In certi tratti riesco ad accorciare, in altri lui mi scappa.
Faccio un po’ l’elastico: provo a forzare, arrivo al limite.
Negli ultimi giri Marc inizia a spingere ancora — mi prende quei due decimi che non riesco più a ricucire.
Secondo posto.
Ma vale tantissimo.
Appena entro nel parco chiuso mi butto addosso ai ragazzi del team. Festeggiamo forte. Gare così ti fanno godere.
Perché per arrivare qua ci siamo fatti davvero un gran… lavoro. Tanto.
Momenti difficili, test, sviluppi, fiducia da ricostruire — ma adesso iniziamo a vedere i frutti.
Due settimane di stop adesso. Qualche giorno per smaltire l’adrenalina, poi si torna: box, palestra, dati, chilometri.
A testa bassa. Sempre avanti.
Quando domenica, alla fine del GP del Mugello, mi sono buttato tra la folla, ho realizzato un altro sogno da bambino: tuffarmi in mezzo al pubblico.
A volte mi sembra di vivere in un sogno continuo, uno di quelli che si costruiscono giorno dopo giorno.
Guidare una MotoGP in una squadra ufficiale è una di quelle cose che, da piccolo, guardi alla TV con gli occhi spalancati.
Ti dici: “magari un giorno…”. Ma sai anche che quel “magari” è grande, enorme, quasi impossibile.
I bambini sognano.
Disegnano mondi, speranze, desideri.
Due mesi fa sono stato all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, e lì ho incontrato bambini — dai neonati agli undicenni — che ogni giorno lottano con una forza che ti lascia senza parole.
Forse in me vedono un supereroe, non lo so. So solo che io in loro vedo dei veri guerrieri.
A loro ho voluto dedicare qualcosa di speciale: il casco di questo Mugello 2025.
Un casco disegnato da loro, pieno di colori, sogni e forza. Un capolavoro.
Un messaggio su tutti: “Vietato dire che non ce la faccio”. Perché quando il cuore è grande, tutto è possibile.
In qualifica ho spinto. Abbiamo fatto dei passi avanti nei test di Aragón, ma nel time attack manca ancora qualcosa.
Rimontare è sempre dura — ma lo ammetto, fare bei sorpassi mi diverte.
Però anche partendo più avanti, sarei comunque arrivato quinto. Da metà gara in poi le gomme erano andate, e il ritmo dei primi non riuscivo più a tenerlo.
Va bene così.
Perché l’energia di questo weekend me la porterò dentro a lungo. La carica per le prossime gare c’è.
E come ho detto ai bambini, come ci siamo promessi a vicenda: Vietato dire che non ce la faccio!
Weekend da montagne russe. Tra errori in qualifica, sprint al limite e una gara piena di soprpassi. Ma l’ottavo posto non mi basta
Non ce l’ho fatta a passare direttamente in Q2. Ho provato la soft, ma faticavo tantissimo. Servono nuove soluzioni per portare la moto al limite sin dall’inizio: questa sarà l’obiettivo su cui ci concentreremo nelle prossime settimane prima del Mugello
Il sabato è stato un mix di delusione e rabbia. Le qualifiche sono state un vero disastro. Scivolo appena iniziato il turno, sono lontano dai box e corro come un matto per prender la moto di riserva che però dobbiamo risettare. Ho solo un giro buono, alla fine mi ritrovo a partire dall’ultima fila. Nella sprint parto male, la moto slitta e mi trovo ancora più indietro. Inizio una rimonta feroce, porto le gomme oltre ad ogni limite e chiudo ottavo
In gara ho replicato: stessa rimonta, da 20esimo a ottavo. Tanti sorpassi ma non mi basta. In gara abbiamo un buon ritmo, e lo dobbiamo sfruttare al meglio. Nei test avremmo a disposizione nuove soluzioni e daremo il massimo per fare un gran week end al Mugello
Stay tuned!
Chiudere gli occhi sul podio di Silverstone, sentire l’inno, alzare le braccia al cielo e sapere che ci sei tornato. Non è solo una vittoria. È una liberazione. Una risposta a tutto quello che ci siamo portati dietro in questi mesi. E sì: è stato bellissimo.
Sabato non era iniziato nel modo che speravo. Appena scattato, l’abbassatore anteriore è rimasto bloccato. La moto non frenava più come doveva. Mi sono ritrovato 19º in un attimo, a rincorrere gli altri. Ma ho tenuto botta. Testa bassa, cuore aperto. Ho spinto giro dopo giro e mi sono riportato su fino alla quarta posizione. Non era il podio, ma sembrava già una mezza vittoria. Una dimostrazione a me stesso che la fame c’è ancora. Eccome se c’è.
La gara lunga è stata una montagna russa di emozioni. Partivo 11º, in mezzo al caos, e quando è uscita la bandiera rossa ho pensato: “Okay, ricominciamo da capo”.
E lì, qualcosa è scattato. Ho guidato come piace a me: deciso, pulito, affamato. Ho passato piloti uno a uno, senza forzare, senza strafare. E quando ho visto che davanti a me c’era la prima posizione, non ci ho più pensato: sono andato a prenderla. Non ho mollato. E quando Quartararo si è fermato… ho capito che la porta si era aperta.
Quello che è successo negli ultimi giri non lo dimenticherò mai. Il team nel muretto, io da solo davanti, ogni curva più intensa della precedente. E poi la bandiera a scacchi. Vittoria. Finalmente. Dopo 609 giorni. Con Aprilia. Con una moto che ogni giorno sento più mia. Con una squadra che ha creduto in me anche quando le cose andavano male.
Questa vittoria è per chi ha continuato a crederci. Per chi mi ha detto “tranquillo, il momento arriverà”. Per il mio team, la mia famiglia, i tifosi che mi hanno scritto anche nei weekend più duri. Non ho vinto solo io: abbiamo vinto insieme.
Adesso sappiamo che possiamo essere lì davanti. Non è una fiammata. È un segnale. E non vedo l’ora di tornare in pista per dimostrarlo.
Ci vediamo alla prossima.
Un weekend strano, complicato, pieno di incognite. Le Mans ha confermato di essere uno di quei posti dove può succedere qualsiasi cosa, e stavolta non ha fatto eccezione. Ne usciamo con qualche punto, tante riflessioni e – come sempre – la voglia di tornare a lavorare ancora più forte.
Dalle prime libere ho avuto sensazioni abbastanza buone. Il lavoro fatto nei test post-Jerez si è visto: la moto rispondeva meglio, e siamo riusciti a entrare direttamente in Q2. Non è poco, considerando quanto faticavamo solo un paio di settimane fa. Certo, il bilanciamento della moto non è ancora perfetto, soprattutto quando provo a spingere nel time attack, ma qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta.
Le qualifiche non sono andate male – settimo tempo, che mi ha permesso di partire in una buona posizione per la Sprint. Ma poi, di nuovo, una sbavatura ha compromesso tutto: sono andato lungo in curva 8, finendo nella ghiaia. È frustrante, perché il passo non era male, ma quando fai un errore così, il risultato va a farsi benedire.
Mi sto rendendo conto che la moto tende a muoversi tanto quando sono in scia, soprattutto in staccata. Quando sono solo, riesco a guidarla meglio. È una cosa su cui dobbiamo lavorare, ma anche io devo capire come adattarmi. Fa parte del gioco.
La gara è stata una giostra. Condizioni pazze: pioggia che va e viene, pista che si asciuga e si bagna di nuovo, decisioni da prendere in pochi secondi. Sono partito con le rain, poi ho deciso di rientrare e montare le slick, ma appena ho fatto il cambio… ha ricominciato a piovere. E lì è diventato tutto ancora più complicato.
Ho provato a rimaner dentro con le slick, poi sono caduto, ho ripreso la moto, sono rientrato, ho ripreso la seconda moto con le rain. E per un po’ giravo anche bene. Ma quando l’asfalto ha iniziato a raffreddarsi, il grip è sparito e non riuscivo più a tenere il ritmo. Alla fine ho chiuso 14°, che per com’è andata è quasi un miracolo. Però non posso essere contento.
Le Mans ci ha messo alla prova, sotto ogni aspetto. È stato un fine settimana dove ogni giro dovevi fare i conti con qualcosa di diverso. Ho fatto degli errori, ma anche raccolto informazioni importanti. E se c’è una cosa che mi porto via è che stiamo capendo sempre di più questa moto.
Ora testa bassa e si torna a lavorare. Ci aspettano altre gare, e io non ho alcuna intenzione di restare lì dove siamo. Un passo alla volta, come sempre.
Ci siamo lasciati alle spalle un weekend tosto a Jerez. Non il tipo di GP da incorniciare, ma uno di quelli che ti costringe a stringere i denti, lavorare duro e, alla fine, portarti a casa anche qualcosa di buono. Non sempre i risultati raccontano tutta la storia, e questa volta è stato proprio così.
Fin dalle prime libere abbiamo dovuto inseguire. La moto era nervosa, faticavo a trovare feeling soprattutto nel time attack. Ho provato a forzare ma ogni volta qualcosa andava storto: traffico, bandiere gialle, condizioni non ideali. Alla fine ci è mancato davvero poco per entrare direttamente in Q2 – parliamo di un decimo scarso – ma il fatto che ce la stessimo giocando è già un piccolo segnale. Il lavoro fatto nel box è stato intenso, anche se non tutto è andato nella direzione sperata.
Sabato la qualifica è stata sofferta ma alla fine sono riuscito a passare dalla Q1. Non è mai facile. In Q2 l’undicesimo posto non è il massimo, ma almeno ci ha permesso di partire decentemente nella Sprint. E proprio nella Sprint ho ritrovato un buon feeling. Sono partito bene, mi sono divertito in bagarre e ho chiuso ottavo . Il passo c’era, la testa anche. È stata una mini-gara che mi ha fatto capire che, nonostante tutto, stavamo andando nella direzione giusta.
La gara lunga era la vera occasione per raccogliere qualcosa di concreto. Purtroppo, al secondo giro ho commesso un errore in staccata alla prima curva e sono finito lungo nella ghiaia. Da lì in poi è stata una rimonta tutta in salita. Il passo era forte ma partire praticamente da zero non perdona.
Finire 14° dopo quel tipo di errore fa male, inutile girarci intorno. Ma c’è anche un lato positivo: stavolta non siamo stati lontani per mancanza di ritmo, ma solo per un episodio. E questo cambia tanto, perché significa che possiamo essere lì davanti.
Lunedì ci aspettano i test. Saranno fondamentali per capire cosa possiamo migliorare davvero, soprattutto in qualifica dove ancora fatichiamo. L’obiettivo resta sempre lo stesso: crescere passo dopo passo. A volte ci si riesce subito, a volte no. Ma la costanza, quella, non ci manca.
Ci siamo lasciati alle spalle un weekend tosto a Jerez. Non il tipo di GP da incorniciare, ma uno di quelli che ti costringe a stringere i denti, lavorare duro e, alla fine, portarti a casa anche qualcosa di buono. Non sempre i risultati raccontano tutta la storia, e questa volta è stato proprio così.
Fin dalle prime libere abbiamo dovuto inseguire. La moto era nervosa, faticavo a trovare feeling soprattutto nel time attack. Ho provato a forzare ma ogni volta qualcosa andava storto: traffico, bandiere gialle, condizioni non ideali. Alla fine ci è mancato davvero poco per entrare direttamente in Q2 – parliamo di un decimo scarso – ma il fatto che ce la stessimo giocando è già un piccolo segnale. Il lavoro fatto nel box è stato intenso, anche se non tutto è andato nella direzione sperata.
Sabato la qualifica è stata sofferta ma alla fine sono riuscito a passare dalla Q1. Non è mai facile. In Q2 l’undicesimo posto non è il massimo, ma almeno ci ha permesso di partire decentemente nella Sprint. E proprio nella Sprint ho ritrovato un buon feeling. Sono partito bene, mi sono divertito in bagarre e ho chiuso ottavo . Il passo c’era, la testa anche. È stata una mini-gara che mi ha fatto capire che, nonostante tutto, stavamo andando nella direzione giusta.
La gara lunga era la vera occasione per raccogliere qualcosa di concreto. Purtroppo, al secondo giro ho commesso un errore in staccata alla prima curva e sono finito lungo nella ghiaia. Da lì in poi è stata una rimonta tutta in salita. Il passo era forte ma partire praticamente da zero non perdona.
Finire 14° dopo quel tipo di errore fa male, inutile girarci intorno. Ma c’è anche un lato positivo: stavolta non siamo stati lontani per mancanza di ritmo, ma solo per un episodio. E questo cambia tanto, perché significa che possiamo essere lì davanti.
Lunedì ci aspettano i test. Saranno fondamentali per capire cosa possiamo migliorare davvero, soprattutto in qualifica dove ancora fatichiamo. L’obiettivo resta sempre lo stesso: crescere passo dopo passo. A volte ci si riesce subito, a volte no. Ma la costanza, quella, non ci manca.
E’ stato un week end tosto in Qatar dove da subito abbiamo avuto difficoltà nel setting. Nelle FP non riusciamo a far il passo per entrare in Q2 e in Q1 restiamo fuori per poco.
Il lavoro è tanto, ma in gara alla fine riusciamo ad avere un buon passo. Sabato nella Sprint mi sono divertito, ma nei primi giri ho faticato a trovare il ritmo: tra qualche problema di stabilità e la gomma nuova, non sono riuscito a spingere come volevo. Poi, appena ho preso confidenza, sono riuscito a fare bei sorpassi e a divertirmi davvero.
Domenica in gara abbiamo fatto un piccolo passo avanti: la moto era un po’ più stabile, anche se abbiamo dovuto sacrificare un po’ di potenza. Non siamo ancora dove vogliamo arrivare, ma stiamo lavorando nella direzione giusta. Ci vorrà ancora un po’ di pazienza, ma restiamo concentrati e positivi.
Non è stato un fine settimana facile, anzi, probabilmente uno dei più complicati da inizio stagione. Purtroppo, partire indietro in questa MotoGP ti complica subito tutto: se non sei davanti, sei costretto ad inseguire, a fare il doppio della fatica per ottenere la metà del risultato. Eppure, ci sono anche cose positive da portarsi a casa da questa gara.
La seconda metà mi ha dato tanta carica. Giro dopo giro ho iniziato a sentirmi meglio, più a mio agio, più “in sintonia” con la moto. Ho iniziato a guidare come piace a me, a divertirmi, a spingere. Ho fatto bei sorpassi, belle staccate, ho recuperato… e quando succede così, anche se sei in lotta per posizioni che non ti soddisfano pienamente, ti scatta qualcosa dentro.
Peccato per quel giro in meno, perché stavo recuperando forte su Jack (Miller) e magari avrei potuto provarci. Magari il risultato non cambiava, ma un altro attacco l’avrei tirato fuori, sicuro. E sono quelle cose che ti rimangono in testa dopo la gara: non tanto il piazzamento, ma le sensazioni. E quelle, oggi, alla fine, sono tornate buone.
Certo, dobbiamo sistemare le cose a monte. Le qualifiche restano il nostro puinto debole. Con la gomma nuova la moto si muove tanto, è molto più nervosa, e io fatico a trovare il limite giusto. Vorrei spingere, ma non posso esagerare, altrimenti rischio di buttare via il giro. È un equilibrio difficile da trovare: spingere senza spingere troppo. In quella fase lì, la moto non è ancora “mia”, e questo si riflette anche sui primi giri di gara.
Stiamo lavorando per rendere la moto più stabile, più precisa. So che appena riusciremo a fare uno step lì, cambierà tutto. Perché quando riesco a trovare ritmo e confidenza posso giocarmela con i primi.
Adesso testa alla prossima. C’è da continuare a lavorare, a limare, ma questa seconda parte di gara me la porto a casa, perché mi ha ricordato quanto è bello lottare. E voglio tornarci subito.
Il weekend in Argentina era iniziato nel modo giusto. Durante le libere mi sono sentito subito bene, il ritmo c’era e sono riuscito ad accedere direttamente in Q2. Ma quando si è trattato di spingere per il giro secco, sono tornate fuori alcune difficoltà. Sul passo riesco a guidare bene, ma nel time attack, quando devo davvero stressare la moto, faccio ancora fatica a tenerla sotto controllo. Così sono partito dalla P9, non certo la posizione ideale.
Nella Sprint del sabato, però, è andata meglio. Ho chiuso in P6, con bei sorpassi e devo dire che mi sono anche divertito. Sentivo di poter portare a casa un buon risultato anche nella gara della domenica, ma purtroppo ho sbagliato in partenza. Ho frenato troppo tardi alla prima curva e ho toccato Fabio Quartararo, compromettendo non solo la mia gara, ma anche la sua.
Mi dispiace davvero tanto per l’errore, soprattutto nei confronti del mio team e dei miei tifosi. Quando succedono episodi del genere, rimuginarci sopra non serve a nulla. Preferisco concentrarmi su quanto di buono ho fatto fino ad ora e lavorare per migliorare dove ancora faccio fatica. So che manca davvero poco per riuscire a stare stabilmente con i primi e darò tutto per fare quel passo avanti.
Ad Austin ci aspetta uno dei weekend più duri dal punto di vista fisico, ma voglio affrontarlo al massimo per accorciare il gap e dimostrare tutto il potenziale che stiamo esprimendo gara dopo gara.
Finanlemente si inizia. Eccoci al primo GP della stagione. Test finiti, adesso è arrivato il momento che conta di più, quello in cui dobbiamo mettere in pista tutto il lavoro svolto.
Rispetto ai test ci siamo trovati in condizioni molto più calde, e questo ci ha complicato un po’ il lavoro: le temperature elevate hanno reso la pista più impegnativa. Nelle libere del venerdì abbiamo girato bene: nonostante una scivolata, sono riuscito a centrare l’accesso diretto alla Q2 con un buon time attack, il che mi ha dato fiducia per il prosieguo del weekend.
Il sabato, però, le cose si sono complicate. Sin dalle FP3 ho faticato a trovare il giusto feeling con la moto. Nelle Q2 non sono riuscito ad avere un buon ritmo nel time attack e son scivolato nel finale. P8 in griglia. Una posizione che mi ha penalizzato nella Sprint: la casella era sporca e ho derapato in partenza, il che mi ha costretto a ripartire dalle retrovie. Stare così indietro e avere tante moto davanti ha causato surriscaldamento e mancanza di aria fresca, rendendo difficile mantenere un buon ritmo.
La gara di domenica è stata tosta ma almeno son partito bene mantendendo la posizione. Sono rimasto dietro a Raul Fernandez per troppo tempo, il che ha compromesso la mia progressione. Inoltre, le elevate temperature hanno causato problemi di surriscaldamento della gomma anteriore, con tutti gli allarmi attivati. Alla fine son riuscito a recuperare fino alla P6 con qualche bel sorpasso e tenendo un buon ritmo.
Nonostante le difficoltà, sono orgoglioso del lavoro svolto dal team. Anche le altre Aprilia, in particolare quella di Ogura, ha tenuto un buon ritmo, dimostrando che il nostro lavoro invernale sta dando i suoi frutti. Questo mi dà fiducia per le prossime gare.
Ora è il momento di analizzare i dati, lavorare sui punti deboli e prepararci al meglio per il prossimo appuntamento. Prossima gara in Argentina, una delle piste a cui sono più legato….
Per quanto i test sono sempre test e le corse sono sempre le corse (e quello che conta sono le corse), devo dire che son molto contento di come siano andati questi giorni in Asia.
Siamo partiti in Malesia dove abbiamo iniziato a lavorare duro e già nei primi giorni i miglioramenti sono stati davvero importanti. Dopo i primi giri a Sepang, in Thailandia abbiamo fatto un bello step. Non è stato facile – nuova moto, nuovo team, nuove sfide. E con l’infortunio di Jorge ho dovuto dare ancora di più nello sviluppo. Una bella sfida, ma anche grande opportunità e carica per lavorare al massimo. Tant’è che alla fine dei test ero davvero finito…
Abbiamo lavorato duro: setup, simulazioni gara, time attack, gestione gomme. Il primo giorno ho chiuso in 1’29.794, ma sapevo di poter fare di più. E infatti nell’ultimo giorno boom! 1’29.060, a soli 0.205 dal best lap della Ducati di Marquez.
C’è ancora da lavorare, soprattutto in frenata con le gomme nuove quando la moto diventa più nervosa. Qualche errorino nei time attack, ma il passo c’è e con Albarosa il feeling cresce ogni giorno.
Ora si fa sul serio. Tra due settimane torniamo qui a Buriram per la prima gara. Nei test puoi provare quello che vuoi, ma in gara è tutta un’altra storia: zero margine di errore.
Ho una squadra pazzesca e una gran moto. La stagione sarà lunga, ma le basi per divertirsi ci sono…
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Alla fine non sono riuscito ad aspettare il giorno della presentazione ufficiale per vedere la nuova moto.. Lo confesso, il giorno prima con Jorge (Martin) ci siamo intrufolati nei box e … Come si fa a resistere? Era lì, coperta come un regalo di Natale, e non vedevamo l’ora di scoprire cosa ci aspettava. Abbiamo spostato il cartello “DO NOT TOUCH” e l’abbiamo scoperta: è davvero BELLISSIMA!
L’avevo già vista in versione “neutra” nei test a Valencia. Adesso la carena è davvero pazzesca. A livello di guida, mi ha sorpreso. Positivamente. Non pensavo fosse già così avanti nello sviluppo. C’è tanto lavoro da fare nella messa a punto, come normale che sia, ma la base è davvero molto buona.
L’emozione durante la presentazione è stata enorme. Ritrovarmi qui, in un team ufficiale, su una moto italiana che rappresenta un marchio storico come Aprilia, è una soddisfazione che non riesco neanche a descrivere. E poi l’ambiente è davvero incredibile. Tutti lavorano con una grandissima passione, il clima è affiatato, positivo, e io mi sento già a casa.
Arrivo da un anno non facile. Ho sofferto, ho imparato, e ora sono pronto a ripartire con tutta la determinazione possibile. Ho parecchio nervoso da buttare fuori e non vedo l’ora di farlo in pista. Sono motivato al massimo e so che qui ho tutto il supporto per fare il meglio.
Correre in squadra con Jorge Martin è uno stimolo incredibile e rappresenta una opportunità unica per crescere e migliorare. Con Jorge sarà dura perché lui è il più forte del mondo in questo momento, ma è una bella possibilità per crescere. Per il nostro progetto sarà importante lavorare insieme. Avere più piloti forti fortifica il pacchetto, dobbiamo adattarci velocemente e lavorare insieme soprattutto dai primi test.
E ora…? Ora non vedo l’ora di scendere in pista. Tra qualche giorno andremo a Sepang per i test, dove inizieremo a spingere sul serio. Sicuramente sarò al massimo per portare a casa i risultati che Aprilia si merita e per rappresentare al meglio questo marchio che è un orgoglio italiano. La voglia di iniziare è tantissima, e sono pronto a dare tutto quello che ho.
Grazie a tutti per il supporto, e ricordate: sempre gas a martello!
È difficile mettere in parole tutte le emozioni di questo incredibile weekend a Barcellona, l’ultimo GP della stagione. Un weekend iniziato con il cuore vicino alle popolazioni colpite dall’alluvione, reso ancora più speciale dal calore straordinario dei tifosi che sono accorsi al circuito per questa gara di solidarietà.
Ma il momento più intenso è stato senza dubbio il saluto alla mia squadra. Una squadra che non è stata solo il mio team, ma la mia famiglia negli ultimi cinque anni. Dal Moto2 alla MotoGP, mi hanno accompagnato in un percorso straordinario fatto di sfide, vittorie, momenti difficili e crescita continua. Ho voluto dedicare a loro il casco per questa gara, portando le loro dediche con me, sopra ogni curva, in ogni sorpasso.
In gara ho provato a tenere a bada le emozioni, ma erano troppo forti. La gara? Non è andata male, decente direi, ma ho dato tutto. Prima ho finito la gomma davanti, poi quella dietro, e negli ultimi dieci giri ho lottato per rimanere in piedi. E alla fine, c’è stata una gran bagarre con Pedro (Acosta ndr).
Questo anno è stato complicato, sì, ma anche profondamente significativo. Non abbiamo mai mollato, mai smesso di crederci. Ho imparato tanto, sono cresciuto come pilota e come persona, e tanto di questo lo devo a loro: la mia squadra. Li porterò sempre nel cuore, con infinita gratitudine.
Adesso è tempo di guardare avanti. Una nuova avventura mi aspetta, in sella a una moto ufficiale: il sogno di ogni pilota. E sono pronto a dare tutto, con la stessa passione e dedizione che mi hanno portato fin qui.
Grazie a tutti voi per il supporto, per essere sempre con me, in pista e fuori. Ci vediamo presto, perché il meglio deve ancora venire!
Arriviamo in Malesia con la voglia di rifarci dopo la brutta domenica in Thailandia. Le qualifiche mi lasciano un po’ di amaro in bocca, non sono riuscito a trovare un buon feeling con la mota: tanta spinta in avantreno ma non riesco ad entrare in curva come vorrei. Parto indietro, dalla P14 è difficile risalire, specialmente con il caldo della Malesia. Nella Sprint parto bene (finalmente) e mi diverto. Mi ingarello con Jack (Miller) e Pedro (Acosta), poi nel finale la gomma diventa incandescente e devo mollare. Domenica la gara è tosta, riesco recuperare posizioni ed inizio una bella bagaree con Johann (Zarco). Ancora nel finale la gomma è davvero calda, le condizioni sono al limite e la moto molto difficile da guidare.
Adesso ci aspetta l’ultima gara, non sappiamo dove e quando sarà disputata. Sappiamo solo che la gara di Valencia è stata (giustamente annullata): non avrebbe avuto alcun senso correre dopo quanto accaduto.
Arriviamo in Thailandia carichi e motivati, nonostante il momento difficile. Le FP inziano abbastanza bene, facciamo qualche modifica e in Q2 riesco ad arrivare vicino alla prima fila. Una P4 che è una buona base. Nella sprint faccio fatica, soprattuto nei primi giri. Un paio di errori alla curva 3 hanno complicato tutto, restando in scia per tanti giri la soft si è scaldata tanto e non riuscivo a recuperare più di tanto. La domenica parto carico, prendo molti rischi al via, forse troppi e probabilmente non ho portato a temperatura la gomma dietro. Rischio di cadere subito, poi cerco di recuperare e nella foga mi trovo per terra. Niente, si torna a lavoro per far meglio alla prossima in Malesaia
E’ stato un week end complicato quello a Phillip Island, dove abbiamo seminato bene ma senza raccoglier nulla. Due cadute, la prima nella sprint. Brutta.
Peccato, nelle FP e in qualifica mi ero trovato bene. Dopo Misano abbiamo una buona base su cui stiamo lavorando e lo step in avanti rispetto alla prima metà di campionato, dove abbiamo sofferto tanto c’è stato. Nelle qualifiche sfioro la prima fila.
Nella sprint parto bene, resto nel gruppetto dei primi fino al penultimo giro.. Bella bagarre fino al penultimo giro. Maverick (Vinales) mi passa sul rettilineo. Mi passa vicino e stacca presto, a quel punto mi son trovato risucchiato dalla scia. Ho cercato di andare a destra per evitare il risucchio, ma non ci sono riuscito gli son finito addosso. La caduta è stata davvero brutta per entrambe.
Sono frastornato, vado al centro medico, per fortuna non ci sono fratture. Mi portano comunque in ospedale per un controllo più approfondito. Mi dicono che dovrò scontare un long lap penalty in gara, accetto la decisione degli stewart-
La domenica mi sveglio con gli acciacchi del giorno prima, so che in gara posso comunque far bene. Parto forte, riesco a tenere il ritmo dei primi e mi sento bene. Dopo pochi giri allungo per scontare la penalità per fortuna non perdo troppe posizioni e mi rimetto con il coltello tra i denti per tornare su. Solo che commetto un errore e finisco per terra. Rialzo la moto, riparto. Ormai la gara è andata ma voglio comunque correre al meglio. Faccio qualche buon giro, il ritmo è buono. Sapere di avere un buon potenziale mi carica, le cadute del week end ce le buttiamo alle spalle e guardiamo già alla prossima tappa in Thailandia. Non si molla!