Con il weekend in Giappone inizia la trasferta asiatica, dove arriviamo molto carichi dopo la gara di Misano e sapendo che possiamo davvero giocarci tutto fino alla fine.
Fisicamente e moralmente sto proprio bene, e i giorni che precedono le prime sgasate passano in fretta tra i vari impegni pre-gara.
Le FP iniziano col botto — nel senso letterale: cado due volte e faccio bei danni alla moto.
Nelle pre-qualifiche però recupero e giro forte: accesso diretto alla Q2 con il miglior tempo.
Il sabato inizia con qualche difficoltà… e finisce peggio.
Nelle Q2 non riesco a girare forte come vorrei, e alla fine parto dalla P9.
A Motegi non è facile rimontare, specialmente nella Sprint, ma so che posso provarci.
Solo che la prova dura 10 secondi.
Dopo la partenza, alla prima curva, mi ritrovo catapultato per aria.
Non riesco nemmeno a capire cosa sia successo. Nel ghiaione vedo Martín a terra…
Si tocca la spalla, alla fine si scoprirà che ha una frattura.
Io sono intero — nel senso che non mi sono rotto nulla — e torno ai box, ma ho preso un paio di belle botte…
Che a caldo non si sentono, ma a freddo… sì eccome.
Domenica mattina mi sveglio bello acciaccato.
Poi sale l’adrenalina della gara, e il dolore si affievolisce.
Parto bene, tengo la posizione e inizio a rimontare.
Dopo qualche giro sono già in P5.
Sono dietro a Morbidelli e Mir, cerco di passarli.
Riesco a portarmi in P4, ma Mir ha preso un bel margine.
Do tutto quello che ho — forse anche di più — tanto lo so bene che il risparmio non fa parte di me…
Alla fine porto a casa un buon piazzamento.
Per come erano le aspettative pre-gara, non è il risultato che cercavamo,
ma per come sono andate le cose… va bene.
E riguardando la dinamica dell’incidente di sabato, va anche bene così: una botta per me, una frattura per Martín… ma poteva andare peggio.
Adesso: MANDALIKA, a tutta!