È difficile raccontare il weekend in Indonesia dopo il brutto incidente di domenica.
Perché, fino a quel momento, era andato tutto davvero alla grande.
Avevo un ritmo incredibile, che mi ha portato alla pole position e alla vittoria nella Sprint del sabato.
Nonostante una brutta partenza, che mi aveva retrocesso in P8, ho rimontato e superato Fermín (Aldeguer) all’ultimo giro, nella Sprint più bella della stagione.
Domenica ero carico, avevo il passo per vincere la gara.
Parto male, mi trovo subito imbottigliato.
Arriviamo al secondo settore, quello dove riesco ad andare forte…
Forse troppo forte, perché mi trovo davanti la ruota di Marc (Marquez) e lo prendo in pieno.
Usciamo entrambi di pista: lui cade subito, io poco dopo.
È una brutta caduta.
Vado subito a vedere come sta, e capisco che qualcosa si è rotto.
Mi scuso con lui: è stato un mio errore.
Sono cose che possono succedere in gara, purtroppo questa volta è successo a me.
Sicuramente un brutto colpo, non solo per il morale, ma anche fisicamente — una botta che si aggiunge a quelle prese nella Sprint del Giappone.
Ora ci sono due settimane per recuperare prima di Phillip Island.
La lotta per il terzo posto nel mondiale è ancora apertissima, e so che, togliendomi di dosso questi acciacchi, posso essere davvero competitivo.
E di sicuro, la carica per tornare davanti, lasciandomi alle spalle questo episodio come esperienza per crescere, non manca.
Alla prossima.
✌️ Bez
Con il weekend in Giappone inizia la trasferta asiatica, dove arriviamo molto carichi dopo la gara di Misano e sapendo che possiamo davvero giocarci tutto fino alla fine.
Fisicamente e moralmente sto proprio bene, e i giorni che precedono le prime sgasate passano in fretta tra i vari impegni pre-gara.
Le FP iniziano col botto — nel senso letterale: cado due volte e faccio bei danni alla moto.
Nelle pre-qualifiche però recupero e giro forte: accesso diretto alla Q2 con il miglior tempo.
Il sabato inizia con qualche difficoltà… e finisce peggio.
Nelle Q2 non riesco a girare forte come vorrei, e alla fine parto dalla P9.
A Motegi non è facile rimontare, specialmente nella Sprint, ma so che posso provarci.
Solo che la prova dura 10 secondi.
Dopo la partenza, alla prima curva, mi ritrovo catapultato per aria.
Non riesco nemmeno a capire cosa sia successo. Nel ghiaione vedo Martín a terra…
Si tocca la spalla, alla fine si scoprirà che ha una frattura.
Io sono intero — nel senso che non mi sono rotto nulla — e torno ai box, ma ho preso un paio di belle botte…
Che a caldo non si sentono, ma a freddo… sì eccome.
Domenica mattina mi sveglio bello acciaccato.
Poi sale l’adrenalina della gara, e il dolore si affievolisce.
Parto bene, tengo la posizione e inizio a rimontare.
Dopo qualche giro sono già in P5.
Sono dietro a Morbidelli e Mir, cerco di passarli.
Riesco a portarmi in P4, ma Mir ha preso un bel margine.
Do tutto quello che ho — forse anche di più — tanto lo so bene che il risparmio non fa parte di me…
Alla fine porto a casa un buon piazzamento.
Per come erano le aspettative pre-gara, non è il risultato che cercavamo,
ma per come sono andate le cose… va bene.
E riguardando la dinamica dell’incidente di sabato, va anche bene così: una botta per me, una frattura per Martín… ma poteva andare peggio.
Adesso: MANDALIKA, a tutta!
Sono passate poche ore dalla gara di Misano e ancora a fatica sto smaltendo l’adrenalina. Un week end incredibile, dove volevo rifarmi dopo le cadute a Barcellona e soprattutto dare tutto quanto nella gara di casa. Davanti ai miei tifosi. Che mi hanno incitato con un cuore pazzesco fin dalle qualifiche. Il week end parte bene, Q2 centrata e in qualifica riesco a far un gran giro. POLE! Per la sprint sono carico, parto bene, tengo la testa. Marc (Marquez) mi è dietro, prova a passarmi, resisto, mi passa in contropiede. Continuo a girar forte, non lo mollo. Anche lui è davvero al massimo e dopo poco si stende. Resto davanti, concentrato, questa SPRINT la voglio mia. Arrivo, boato dei tifosi, inizia la festa. Sipario con la gamba di legno che evoca il Garpez del fim tre uomini e una gamba di Aldo Giovanni e Giacomo a cui è ispirato il casco. Un film che ha segnato la mia infanzia e che ho voluto omaggiare nella gara di casa.
La domenica inzia bene, nel warm up il ritmo è buono. Parto ancora bene, tengo la testa. Per quasi dieci giri tengo Marc (Marquez) dietro, poi una piccola sbavatura e ne approfitta e mi passa. So che dopo la scivolata di ieri non concederà altri errori. Gli sto dietro, do tutto. Tiriamo al massimo, siamo davvero al limite. Cerco di avvicinarmi, gli arrivo sotto ma allunga di nuovo. Finisco secondo, inizia la festa. Penso di aver guidato come non mai nella mia carriera. Forse ho trovato qua un nuovo limite e questo mi da tantissima fiducia. Si, se avessi vinto sarebbe stata la ciliegina sulla torta ma so bene che non ho davvero nulla da rimproverarmi, anzi..
Adesso test qui a Misano prima della trasferta asiatica. Il tempo di godermi ancora qualche giorno la mia terra e i miei tifosi. Anche loro sono ancora belli carichi..
Il weekend a Montmeló si chiude con due cadute, nella Sprint e in gara.
Peccato.
Siamo entrati direttamente in Q2, ma lì è mancato il giro secco.
Pensavamo di aver risolto quel problema, invece…
Partire da dietro ti espone a rischi, e infatti è andata così.
Il ritmo c’era.
Nella Sprint stavo rimontando bene, poi un contatto con Aldeguer e finisco per terra (e con una bella botta a braccio e mano).
Domenica mattina, nel warm up, avevo un passo super.
Ero carico.
Ma questa volta è stato un contatto con Morbidelli, subito all’inizio, a stendermi.
Mi spiace perché il potenziale c’era davvero, e lo abbiamo lasciato sull’asfalto.
Un weekend a zero è difficile da digerire, soprattutto dopo tre podi di fila.
È come uno schiaffo in faccia, che arriva quando meno te lo aspetti.
Per fortuna, si torna subito in pista.
È il weekend di Misano, gara di casa.
Sicuramente il tifo mi aiuterà a superare questo “capanno” (come diciamo da noi).
E lì si riparte davvero.
Dopo i due podi in Repubblica Ceca e Austria, la voglia di riconfermarsi era tanta.
La pista era nuova per tutti e per noi presentava qualche dubbio, perché essendo molto tortuosa e senza riferimenti, non sapevamo davvero cosa aspettarci.
Nei primi giri il feeling era buono, ma nelle FP non riusciamo a centrare la Q2.
Il che poteva anche non essere del tutto negativo, perché ci dava la possibilità di girare di più passando dalle Q1.
Però passare dalle Q1 è sempre una bega: ci sono solo due posti.
Come in Austria, riusciamo non solo ad accedere alla Q2, ma a prenderci anche la prima fila.
E su una pista così, è un bel vantaggio.
Nella Sprint, in partenza resto intasato alla prima curva, dove oltre a una gran bagarre ci sono un paio di cadute.
Per fortuna resto in piedi, perdo posizioni, recupero qualcosa e chiudo in P4.
Sapevo bene che il passo era inferiore a quello di Ducati e KTM, ma comunque mi dà fiducia per la gara.
Domenica parto bene, resto in testa, ma alla curva 2 non riesco ad essere veloce e sento dietro che un altro pilota mi tocca.
Qualche piccolo danno, un’aletta che vola… ma nulla di compromesso.
Tengo la testa.
Avevo scelto le soft per avere maggiore aderenza (con le M non mi trovavo), ma Marc (Marquez) risale forte.
Mi passa, lo ripasso, iniziamo a sbagarrare. Alla fine perdo la testa della gara, cerco di tenere un buon ritmo ma arriva Acosta, che ha un altro passo.
Faccio davvero di tutto per tenere la P3, arrivo – come al solito – stremato, ma contento di aver dato tutto quello che avevo.
Non era facile riconfermarsi qui.
Adesso arrivano piste dove possiamo esprimere tutto il nostro potenziale, come ha mostrato il mio compagno di squadra Martin con una gran rimonta.
La strada è quella giusta e… ci stiamo divertendo un bel po’.
Avanti così.
ps. stavolta la bottiglia di prosecco è scesa dal podio sana e salva…
Se venerdì, alla fine delle FP, qualcuno mi avesse detto che avrei fatto la pole, poi P4 nella Sprint e podio la domenica, lo avrei preso per pazzo.
Sapevo che quel 18º tempo del pomeriggio era dovuto a qualche inconveniente che ci aveva impedito di fare il time attack — la base c’era, ma qui in Austria per Aprilia non è mai stata facile.
Ci siamo messi sotto, fino a tardi in box.
E devo ringraziare anche Vale (Rossi), che mi ha dato tanti consigli e mi ha aiutato a trovare la quadra. È stato fondamentale.
Sabato vado forte già in Q1, poi in Q2 trovo il giro quasi perfetto.
Pole!
Impensabile fino a quel momento, anche perché il giro secco è sempre stato un po’ il nostro tallone d’Achille.
Ma nelle ultime gare ci abbiamo lavorato tanto e si iniziano a vedere i risultati.
Sapevo che nella Sprint avrei fatto fatica a tenere il passo delle Ducati.
Ho lottato per il podio, ma non sono riuscito a riprendere la KTM di Acosta e ho chiuso in P4.
Comunque contento, anche perché nel warm-up ero andato molto forte e avevo buone sensazioni per la gara.
Si parte. Tengo la testa, vado forte, sento bene la moto.
Riesco a tenere Marc (Marquez) a mezzo secondo, poi ho un piccolo problema e lui mi riprende.
Resisto al primo attacco, lo ripasso, c’è bagarre vera.
Alla fine mi ripassa e non riesco più a stargli vicino: ha quel passo in più.
Arriva Fermín (Aldeguer) come un missile e mi passa.
Tengo la terza posizione, la porto a casa. Bellissima gara, bel podio.
Mi avevano detto che qui in Austria non dovevo aspettarmi troppo, perché storicamente Aprilia su questa pista fa fatica.
Beh… direi che è andata meglio di quanto chiunque potesse immaginare.
Sono contento, perché dopo la pausa estiva siamo ripartiti subito alla grande.
E ora si torna subito in pista: prossimo weekend si corre in Ungheria, un circuito nuovo per tutti noi piloti.
Di sicuro, nessuno sa bene cosa aspettarsi…
Weekend davvero spettacolare quello che abbiamo vissuto a Brno.
Era da un po’ che non si correva qui, e tornare su una pista così bella, con così tanta gente sugli spalti, ti fa venire voglia di dare ancora di più.
È una pista che mi piace, lunga, che da gusto..
Un weekend in cui abbiamo spinto forte, abbiamo rischiato, e ci siamo portati a casa un podio che pesa davvero.
Dal primo giro nelle FP ho sentito la moto “mia”. Il team ha fatto un lavoro incredibile e siamo stati subito a nostro agio, in tutte le condizioni.
Il miglioramento si è visto anche nel giro secco: in Q2, nonostante una scivolata, sono riuscito comunque a piazzarmi in quarta posizione.
Seconda fila: da lì si può costruire tutto.
Nella sprint parto bene, tengo la posizione e comincio a recuperare sui primi.
Davanti a me c’è Quartararo, lo punto. Ad un certo punto lascia un piccolo spazio all’interno e mi ci butto.
Quando rientra sulla traiettoria ci tocchiamo: le alette anteriori saltano via, e da quel momento faccio fatica a controllare la moto.
Ma stringo i denti e chiudo comunque in P4.
Già nel warm-up sentivo che il passo era buono. Poi in gara è mi son davvero divertito…
Primo giro da paura, sorpassi al limite, e mi ritrovo in testa.
Tengo duro per qualche giro, poi vedo che Marc (Marquez) sta risalendo.
Mi passa, provo a restargli incollato. In certi punti ce la faccio, in altri lui ne ha un po’ di più.
Poi da dietro arriva Acosta. Devo lottare anche per il secondo posto.
Negli ultimi giri riesco a spingere bene, lo stacco e taglio il traguardo da secondo.
Che gara! Che weekend!
È iniziata la festa, ed è bello potermi godere questo momento con tutto il team.
Adesso c’è la pausa estiva, e per qualche giorno si ricaricano le batterie.
Poi testa di nuovo bassa, perché ad agosto si torna in pista. Prossima tappa: Austria!
Ci vediamo lì!
A fine gara ho detto che ero per il 60% dispiaciuto per la caduta e per il 40% contento per com’era andato il weekend.
Sapevo che dopo qualche ora, passato il “capanno” per la scivolata e a mente più lucida, avrei invertito le proporzioni.
E così è stato.
La caduta in gara, quando ero in seconda posizione, è stata una sbavatura con una grossa conseguenza. Non ero al limite, non stavo tirando troppo.
È stata una caduta diversa dal solito.
Ovviamente c’è stato un errore — se no non si cade — ma è stato sottile: ho frenato un po’ troppo dolce, non ho messo la moto in sovrasterzo.
Quella curva ha una piccola discesina in mezzo, e se non ci arrivi con il posteriore leggermente scarico, l’anteriore tende a chiudere.
Ecco, è esattamente quello che mi è successo.
Peccato, ero veloce e non mi aspettavo di essere così competitivo. Mi stava venendo tutto bene, quindi sì: mi dispiace, parecchio.
Il resto del weekend però è andato bene, molto bene.
Siamo stati veloci in tutte le condizioni — asciutto e bagnato — e per la prima volta abbiamo centrato la prima fila in qualifica.
La Sprint me la sono giocata fino all’ultimo giro.
Certo, forse mi sarei divertito di più se ci fosse stato un giro in meno!
È stata una gara tosta, bella…
Forse ho spinto un po’ troppo nella fase centrale, e negli ultimi giri ero davvero in difficoltà con la gomma posteriore.
Ho cominciato a perdere, e purtroppo Marc mi ha passato.
Quando mi hanno dato il distacco da lui, mi sono detto: “Spingi forte, perché tanto arriva”.
Ho fatto il mio miglior giro… ma più di così, sinceramente, non ne avevo.
Ora si torna subito in pista, già il prossimo weekend.
La voglia c’è, la carica anche. Si riparte.
Una pista che mi dà gusto vero. Dove mi sono tolto belle soddisfazioni e anche preso delle batoste niente male.
La chiamano la Catedral, l’Università della Moto… non solo perché qui si corre da cent’anni, ma perché ci sono dei punti in cui chiudi gli occhi, apri il gas e lasci andare. Senza capire troppo cosa sta succedendo (ed è meglio così).
Dopo Silverstone e le rimonte di Aragón e Mugello, sappiamo di essere competitivi. Di poterla giocare fino in fondo.
Ci mancava solo una buona qualifica. Partire almeno in seconda fila-
E finalmente ce la facciamo.
“Quand la zira, zira.”
Quando gira, gira — si dice così in Romagna.
Parto dalla P5, miglior qualifica dell’anno. Carico a molla per la Sprint.
Si parte: tengo la posizione, infilo un paio di bei sorpassi, mi piazzo dietro ai due Marquez. Il ritmo c’è, provo a stare con loro e difendere il podio.
Guido al massimo. Ogni tanto qualche imbarcata, vado al limite.
Podio. Di quelli belli. Di quelli che ti caricano a bomba per la domenica.
Nel warm-up il passo è buono. So che sarà dura perché sono tutti forti qui.
Parto e resto in quinta posizione. Poi attacco Alex Marquez: stacco al limite, lo passo. Davanti ho Pecco (Bagnaia). Lui ad Assen è sempre tosto. Difficile prenderlo, ma trovo un buco e mi ci infilo.
Sono carico, il ritmo è buono. Davanti c’è Marc. Lo punto.
Mi avvicino. In certi tratti riesco ad accorciare, in altri lui mi scappa.
Faccio un po’ l’elastico: provo a forzare, arrivo al limite.
Negli ultimi giri Marc inizia a spingere ancora — mi prende quei due decimi che non riesco più a ricucire.
Secondo posto.
Ma vale tantissimo.
Appena entro nel parco chiuso mi butto addosso ai ragazzi del team. Festeggiamo forte. Gare così ti fanno godere.
Perché per arrivare qua ci siamo fatti davvero un gran… lavoro. Tanto.
Momenti difficili, test, sviluppi, fiducia da ricostruire — ma adesso iniziamo a vedere i frutti.
Due settimane di stop adesso. Qualche giorno per smaltire l’adrenalina, poi si torna: box, palestra, dati, chilometri.
A testa bassa. Sempre avanti.
Quando domenica, alla fine del GP del Mugello, mi sono buttato tra la folla, ho realizzato un altro sogno da bambino: tuffarmi in mezzo al pubblico.
A volte mi sembra di vivere in un sogno continuo, uno di quelli che si costruiscono giorno dopo giorno.
Guidare una MotoGP in una squadra ufficiale è una di quelle cose che, da piccolo, guardi alla TV con gli occhi spalancati.
Ti dici: “magari un giorno…”. Ma sai anche che quel “magari” è grande, enorme, quasi impossibile.
I bambini sognano.
Disegnano mondi, speranze, desideri.
Due mesi fa sono stato all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, e lì ho incontrato bambini — dai neonati agli undicenni — che ogni giorno lottano con una forza che ti lascia senza parole.
Forse in me vedono un supereroe, non lo so. So solo che io in loro vedo dei veri guerrieri.
A loro ho voluto dedicare qualcosa di speciale: il casco di questo Mugello 2025.
Un casco disegnato da loro, pieno di colori, sogni e forza. Un capolavoro.
Un messaggio su tutti: “Vietato dire che non ce la faccio”. Perché quando il cuore è grande, tutto è possibile.
In qualifica ho spinto. Abbiamo fatto dei passi avanti nei test di Aragón, ma nel time attack manca ancora qualcosa.
Rimontare è sempre dura — ma lo ammetto, fare bei sorpassi mi diverte.
Però anche partendo più avanti, sarei comunque arrivato quinto. Da metà gara in poi le gomme erano andate, e il ritmo dei primi non riuscivo più a tenerlo.
Va bene così.
Perché l’energia di questo weekend me la porterò dentro a lungo. La carica per le prossime gare c’è.
E come ho detto ai bambini, come ci siamo promessi a vicenda: Vietato dire che non ce la faccio!
Weekend da montagne russe. Tra errori in qualifica, sprint al limite e una gara piena di soprpassi. Ma l’ottavo posto non mi basta
Non ce l’ho fatta a passare direttamente in Q2. Ho provato la soft, ma faticavo tantissimo. Servono nuove soluzioni per portare la moto al limite sin dall’inizio: questa sarà l’obiettivo su cui ci concentreremo nelle prossime settimane prima del Mugello
Il sabato è stato un mix di delusione e rabbia. Le qualifiche sono state un vero disastro. Scivolo appena iniziato il turno, sono lontano dai box e corro come un matto per prender la moto di riserva che però dobbiamo risettare. Ho solo un giro buono, alla fine mi ritrovo a partire dall’ultima fila. Nella sprint parto male, la moto slitta e mi trovo ancora più indietro. Inizio una rimonta feroce, porto le gomme oltre ad ogni limite e chiudo ottavo
In gara ho replicato: stessa rimonta, da 20esimo a ottavo. Tanti sorpassi ma non mi basta. In gara abbiamo un buon ritmo, e lo dobbiamo sfruttare al meglio. Nei test avremmo a disposizione nuove soluzioni e daremo il massimo per fare un gran week end al Mugello
Stay tuned!
Chiudere gli occhi sul podio di Silverstone, sentire l’inno, alzare le braccia al cielo e sapere che ci sei tornato. Non è solo una vittoria. È una liberazione. Una risposta a tutto quello che ci siamo portati dietro in questi mesi. E sì: è stato bellissimo.
Sabato non era iniziato nel modo che speravo. Appena scattato, l’abbassatore anteriore è rimasto bloccato. La moto non frenava più come doveva. Mi sono ritrovato 19º in un attimo, a rincorrere gli altri. Ma ho tenuto botta. Testa bassa, cuore aperto. Ho spinto giro dopo giro e mi sono riportato su fino alla quarta posizione. Non era il podio, ma sembrava già una mezza vittoria. Una dimostrazione a me stesso che la fame c’è ancora. Eccome se c’è.
La gara lunga è stata una montagna russa di emozioni. Partivo 11º, in mezzo al caos, e quando è uscita la bandiera rossa ho pensato: “Okay, ricominciamo da capo”.
E lì, qualcosa è scattato. Ho guidato come piace a me: deciso, pulito, affamato. Ho passato piloti uno a uno, senza forzare, senza strafare. E quando ho visto che davanti a me c’era la prima posizione, non ci ho più pensato: sono andato a prenderla. Non ho mollato. E quando Quartararo si è fermato… ho capito che la porta si era aperta.
Quello che è successo negli ultimi giri non lo dimenticherò mai. Il team nel muretto, io da solo davanti, ogni curva più intensa della precedente. E poi la bandiera a scacchi. Vittoria. Finalmente. Dopo 609 giorni. Con Aprilia. Con una moto che ogni giorno sento più mia. Con una squadra che ha creduto in me anche quando le cose andavano male.
Questa vittoria è per chi ha continuato a crederci. Per chi mi ha detto “tranquillo, il momento arriverà”. Per il mio team, la mia famiglia, i tifosi che mi hanno scritto anche nei weekend più duri. Non ho vinto solo io: abbiamo vinto insieme.
Adesso sappiamo che possiamo essere lì davanti. Non è una fiammata. È un segnale. E non vedo l’ora di tornare in pista per dimostrarlo.
Ci vediamo alla prossima.
Un weekend strano, complicato, pieno di incognite. Le Mans ha confermato di essere uno di quei posti dove può succedere qualsiasi cosa, e stavolta non ha fatto eccezione. Ne usciamo con qualche punto, tante riflessioni e – come sempre – la voglia di tornare a lavorare ancora più forte.
Dalle prime libere ho avuto sensazioni abbastanza buone. Il lavoro fatto nei test post-Jerez si è visto: la moto rispondeva meglio, e siamo riusciti a entrare direttamente in Q2. Non è poco, considerando quanto faticavamo solo un paio di settimane fa. Certo, il bilanciamento della moto non è ancora perfetto, soprattutto quando provo a spingere nel time attack, ma qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta.
Le qualifiche non sono andate male – settimo tempo, che mi ha permesso di partire in una buona posizione per la Sprint. Ma poi, di nuovo, una sbavatura ha compromesso tutto: sono andato lungo in curva 8, finendo nella ghiaia. È frustrante, perché il passo non era male, ma quando fai un errore così, il risultato va a farsi benedire.
Mi sto rendendo conto che la moto tende a muoversi tanto quando sono in scia, soprattutto in staccata. Quando sono solo, riesco a guidarla meglio. È una cosa su cui dobbiamo lavorare, ma anche io devo capire come adattarmi. Fa parte del gioco.
La gara è stata una giostra. Condizioni pazze: pioggia che va e viene, pista che si asciuga e si bagna di nuovo, decisioni da prendere in pochi secondi. Sono partito con le rain, poi ho deciso di rientrare e montare le slick, ma appena ho fatto il cambio… ha ricominciato a piovere. E lì è diventato tutto ancora più complicato.
Ho provato a rimaner dentro con le slick, poi sono caduto, ho ripreso la moto, sono rientrato, ho ripreso la seconda moto con le rain. E per un po’ giravo anche bene. Ma quando l’asfalto ha iniziato a raffreddarsi, il grip è sparito e non riuscivo più a tenere il ritmo. Alla fine ho chiuso 14°, che per com’è andata è quasi un miracolo. Però non posso essere contento.
Le Mans ci ha messo alla prova, sotto ogni aspetto. È stato un fine settimana dove ogni giro dovevi fare i conti con qualcosa di diverso. Ho fatto degli errori, ma anche raccolto informazioni importanti. E se c’è una cosa che mi porto via è che stiamo capendo sempre di più questa moto.
Ora testa bassa e si torna a lavorare. Ci aspettano altre gare, e io non ho alcuna intenzione di restare lì dove siamo. Un passo alla volta, come sempre.
Ci siamo lasciati alle spalle un weekend tosto a Jerez. Non il tipo di GP da incorniciare, ma uno di quelli che ti costringe a stringere i denti, lavorare duro e, alla fine, portarti a casa anche qualcosa di buono. Non sempre i risultati raccontano tutta la storia, e questa volta è stato proprio così.
Fin dalle prime libere abbiamo dovuto inseguire. La moto era nervosa, faticavo a trovare feeling soprattutto nel time attack. Ho provato a forzare ma ogni volta qualcosa andava storto: traffico, bandiere gialle, condizioni non ideali. Alla fine ci è mancato davvero poco per entrare direttamente in Q2 – parliamo di un decimo scarso – ma il fatto che ce la stessimo giocando è già un piccolo segnale. Il lavoro fatto nel box è stato intenso, anche se non tutto è andato nella direzione sperata.
Sabato la qualifica è stata sofferta ma alla fine sono riuscito a passare dalla Q1. Non è mai facile. In Q2 l’undicesimo posto non è il massimo, ma almeno ci ha permesso di partire decentemente nella Sprint. E proprio nella Sprint ho ritrovato un buon feeling. Sono partito bene, mi sono divertito in bagarre e ho chiuso ottavo . Il passo c’era, la testa anche. È stata una mini-gara che mi ha fatto capire che, nonostante tutto, stavamo andando nella direzione giusta.
La gara lunga era la vera occasione per raccogliere qualcosa di concreto. Purtroppo, al secondo giro ho commesso un errore in staccata alla prima curva e sono finito lungo nella ghiaia. Da lì in poi è stata una rimonta tutta in salita. Il passo era forte ma partire praticamente da zero non perdona.
Finire 14° dopo quel tipo di errore fa male, inutile girarci intorno. Ma c’è anche un lato positivo: stavolta non siamo stati lontani per mancanza di ritmo, ma solo per un episodio. E questo cambia tanto, perché significa che possiamo essere lì davanti.
Lunedì ci aspettano i test. Saranno fondamentali per capire cosa possiamo migliorare davvero, soprattutto in qualifica dove ancora fatichiamo. L’obiettivo resta sempre lo stesso: crescere passo dopo passo. A volte ci si riesce subito, a volte no. Ma la costanza, quella, non ci manca.
Ci siamo lasciati alle spalle un weekend tosto a Jerez. Non il tipo di GP da incorniciare, ma uno di quelli che ti costringe a stringere i denti, lavorare duro e, alla fine, portarti a casa anche qualcosa di buono. Non sempre i risultati raccontano tutta la storia, e questa volta è stato proprio così.
Fin dalle prime libere abbiamo dovuto inseguire. La moto era nervosa, faticavo a trovare feeling soprattutto nel time attack. Ho provato a forzare ma ogni volta qualcosa andava storto: traffico, bandiere gialle, condizioni non ideali. Alla fine ci è mancato davvero poco per entrare direttamente in Q2 – parliamo di un decimo scarso – ma il fatto che ce la stessimo giocando è già un piccolo segnale. Il lavoro fatto nel box è stato intenso, anche se non tutto è andato nella direzione sperata.
Sabato la qualifica è stata sofferta ma alla fine sono riuscito a passare dalla Q1. Non è mai facile. In Q2 l’undicesimo posto non è il massimo, ma almeno ci ha permesso di partire decentemente nella Sprint. E proprio nella Sprint ho ritrovato un buon feeling. Sono partito bene, mi sono divertito in bagarre e ho chiuso ottavo . Il passo c’era, la testa anche. È stata una mini-gara che mi ha fatto capire che, nonostante tutto, stavamo andando nella direzione giusta.
La gara lunga era la vera occasione per raccogliere qualcosa di concreto. Purtroppo, al secondo giro ho commesso un errore in staccata alla prima curva e sono finito lungo nella ghiaia. Da lì in poi è stata una rimonta tutta in salita. Il passo era forte ma partire praticamente da zero non perdona.
Finire 14° dopo quel tipo di errore fa male, inutile girarci intorno. Ma c’è anche un lato positivo: stavolta non siamo stati lontani per mancanza di ritmo, ma solo per un episodio. E questo cambia tanto, perché significa che possiamo essere lì davanti.
Lunedì ci aspettano i test. Saranno fondamentali per capire cosa possiamo migliorare davvero, soprattutto in qualifica dove ancora fatichiamo. L’obiettivo resta sempre lo stesso: crescere passo dopo passo. A volte ci si riesce subito, a volte no. Ma la costanza, quella, non ci manca.
E’ stato un week end tosto in Qatar dove da subito abbiamo avuto difficoltà nel setting. Nelle FP non riusciamo a far il passo per entrare in Q2 e in Q1 restiamo fuori per poco.
Il lavoro è tanto, ma in gara alla fine riusciamo ad avere un buon passo. Sabato nella Sprint mi sono divertito, ma nei primi giri ho faticato a trovare il ritmo: tra qualche problema di stabilità e la gomma nuova, non sono riuscito a spingere come volevo. Poi, appena ho preso confidenza, sono riuscito a fare bei sorpassi e a divertirmi davvero.
Domenica in gara abbiamo fatto un piccolo passo avanti: la moto era un po’ più stabile, anche se abbiamo dovuto sacrificare un po’ di potenza. Non siamo ancora dove vogliamo arrivare, ma stiamo lavorando nella direzione giusta. Ci vorrà ancora un po’ di pazienza, ma restiamo concentrati e positivi.
Non è stato un fine settimana facile, anzi, probabilmente uno dei più complicati da inizio stagione. Purtroppo, partire indietro in questa MotoGP ti complica subito tutto: se non sei davanti, sei costretto ad inseguire, a fare il doppio della fatica per ottenere la metà del risultato. Eppure, ci sono anche cose positive da portarsi a casa da questa gara.
La seconda metà mi ha dato tanta carica. Giro dopo giro ho iniziato a sentirmi meglio, più a mio agio, più “in sintonia” con la moto. Ho iniziato a guidare come piace a me, a divertirmi, a spingere. Ho fatto bei sorpassi, belle staccate, ho recuperato… e quando succede così, anche se sei in lotta per posizioni che non ti soddisfano pienamente, ti scatta qualcosa dentro.
Peccato per quel giro in meno, perché stavo recuperando forte su Jack (Miller) e magari avrei potuto provarci. Magari il risultato non cambiava, ma un altro attacco l’avrei tirato fuori, sicuro. E sono quelle cose che ti rimangono in testa dopo la gara: non tanto il piazzamento, ma le sensazioni. E quelle, oggi, alla fine, sono tornate buone.
Certo, dobbiamo sistemare le cose a monte. Le qualifiche restano il nostro puinto debole. Con la gomma nuova la moto si muove tanto, è molto più nervosa, e io fatico a trovare il limite giusto. Vorrei spingere, ma non posso esagerare, altrimenti rischio di buttare via il giro. È un equilibrio difficile da trovare: spingere senza spingere troppo. In quella fase lì, la moto non è ancora “mia”, e questo si riflette anche sui primi giri di gara.
Stiamo lavorando per rendere la moto più stabile, più precisa. So che appena riusciremo a fare uno step lì, cambierà tutto. Perché quando riesco a trovare ritmo e confidenza posso giocarmela con i primi.
Adesso testa alla prossima. C’è da continuare a lavorare, a limare, ma questa seconda parte di gara me la porto a casa, perché mi ha ricordato quanto è bello lottare. E voglio tornarci subito.
Il weekend in Argentina era iniziato nel modo giusto. Durante le libere mi sono sentito subito bene, il ritmo c’era e sono riuscito ad accedere direttamente in Q2. Ma quando si è trattato di spingere per il giro secco, sono tornate fuori alcune difficoltà. Sul passo riesco a guidare bene, ma nel time attack, quando devo davvero stressare la moto, faccio ancora fatica a tenerla sotto controllo. Così sono partito dalla P9, non certo la posizione ideale.
Nella Sprint del sabato, però, è andata meglio. Ho chiuso in P6, con bei sorpassi e devo dire che mi sono anche divertito. Sentivo di poter portare a casa un buon risultato anche nella gara della domenica, ma purtroppo ho sbagliato in partenza. Ho frenato troppo tardi alla prima curva e ho toccato Fabio Quartararo, compromettendo non solo la mia gara, ma anche la sua.
Mi dispiace davvero tanto per l’errore, soprattutto nei confronti del mio team e dei miei tifosi. Quando succedono episodi del genere, rimuginarci sopra non serve a nulla. Preferisco concentrarmi su quanto di buono ho fatto fino ad ora e lavorare per migliorare dove ancora faccio fatica. So che manca davvero poco per riuscire a stare stabilmente con i primi e darò tutto per fare quel passo avanti.
Ad Austin ci aspetta uno dei weekend più duri dal punto di vista fisico, ma voglio affrontarlo al massimo per accorciare il gap e dimostrare tutto il potenziale che stiamo esprimendo gara dopo gara.