Torno a Motegi un anno dopo il mio primo podio mondiale. La caduta di Buriram è già dimenticata, mentre il ricordo della prima volta in Giappone è sempre presente.
Quella domenica è stata l’inizio di una nuova storia, dalla lotta per portare a casa qualche punto alla lotta per il Mondiale, da perfetto sconosciuto ad esser, nel bene e nel male, al centro dell’attenzione. Quella domenica me la ricordo tutti i giorni, come la prima vittoria in Argentina, momenti che sono tatuati non solo sulla pelle.
Arrivo a Motegi e ho bisogno di sgranchirmi le gambe, un po’ indolenzite dal volo. Prendo le scarpe da corsa e inizio a correre sul circuito. Mi sento bene, faccio tutto il giro e in quei momenti penso ad una cosa sola. Tornare sul podio. Ripasso tutte le curve, in una dimensione diversa rispetto a quella ultra veloce di quando corro in moto. Mi sento bene, fisicamente e mentalmente.
Si inizia. Le qualifiche promettono bene e nelle condizioni miste tengo davvero un gran passo. Nelle qualifiche mi gioco bene l’ultimo giro, non centro la pole per poco ma partire dalla prima fila è sempre un buon risultato.
Domenica mattina mi sveglio bene, son carico e nel warm up confermo quanto di buono abbiamo fatto nel week end.
Si parte. Bella partenza, subito secondo e già al primo giro mi trovo in testa.
Cerco di tirare al massimo per sgranare il gruppo, ma restiamo tutti uniti in un lungo serpentone. Al quarto giro vado un po’ lungo, perdo qualche posizione ma non voglio restare nel bulirone rischiando contatti pericolosi così mi riporto in testa. Riprovo ad allungare ma niente, tutti ancora lì.
Da metà gara in poi inizio ad avere difficoltà con la moto, avere spinto così tanto ha stressato parecchio le gomme e mi trovo a guidar sulle uova. Perdo qualche posizione e vedo Martin davanti. In fondo al rettilineo allargo in po’ la traiettoria e riesco a passarlo all’esterno. C’è poco spazio e ci tocchiamo, resta davanti ma incrocio in curva e riesco a passarlo.
Mi riporto davanti, Binder dietro, so che è un osso duro. Cerco di stargli sempre davanti ma all’ultimo giro mi passa. Resto lucido, so che ce la posso ancora fare. So che all’ultima curva staccherà forte e l’unica possibilità che mi resta è quella di aprire prima possibile e cercare di superarlo in volata.
Ultima curva, Binder è a 10 metri, stringo la traiettoria apro tutto il gas della mia KTM, lo affianco, esco dalla scia e taglio per primo!!!!
Che gara!!!!! Nel giro d’onore non sto nella pelle, questa pista davvero mi sta regalando emozioni incredibili.
Arrivo al parco chiuso e vedo Vale e Uccio che mi corrono incontro. Vale mi fa delle gran pacche sul casco, inizia la festa!
Ai box provano ad intervistare mio babbo Vito, ma stavolta l’unica cosa che riesce a fare è abbracciare il giornalista.
Sul podio penso all chi mi sta aiutando in questo sogno mondiale, la mia squadra, l’Academy, la KTM, la mia famiglia e tutti i tifosi che con il loro affetto mi sostengono. E che non dormiranno per qualche fine settimana ancora!
Adesso andiamo a Phillip Island, una pista che mi piace tantissimo e dove faremo di tutto per tornare in testa al Mondiale!