“Sono 10 anni che fatichiamo e facciamo sacrifici per esser qui”.
Mentre mio babbo Vito si commuoveva in diretta Sky, io non sapevo più dov’ero. Si, fisicamente ero in piedi sulla moto a salutare il pubblico e stavo rientrando al parco chiuso, ma con la testa ero non so bene dove.
Forse nel parcheggio dove ho iniziato a correre a 8 anni, forse a casa a far festa con tutta la mia famiglia, forse al Bar Angelo dove immaginavo i miei amici impazziti di gioia, o forse semplicemente lì, in pista, a godermi il momento.
Poi arrivo al parco chiuso, non vedo l’ora di saltare addosso ai ragazzi del team e al mio babbo che continua a dirmi “bravo, bravo, sei stato bravo”. Arrivano anche Valentino e Sanchio a farmi i complimenti e l’emozione è indescrivibile.
Sul quel podio rivedo quei dieci anni, le minimoto, il CIV, l’esordio al Mondiale, l’ingresso in VR46 Academy. Poi iniziano le interviste, il cuore che balla, l’emozione che non finisce.
Oggi mi sveglio e leggendo i giornali mi rendo conto che non ho sognato, ma che è successo davvero. E mi rendo conto che adesso non sarà facile riuscire a rimanere a questi livelli e crescere ancora. Ma so di avere una bella squadra, una famiglia meravigliosa che mi sostiene, la VR46 Academy che continua a farmi crescere e questo mi gasa tantissimo.
Adesso si torna con i piedi per terra e si pensa ad Austin, due settimane volano e dobbiamo già esser li con la testa. Gara dopo gara.